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Milazzo

Come raggiungere la città di Milazzo, in provincia di Messina (Sicilia):
• in auto dalla Autostrada A20 Messina - Palermo, uscita casello Milazzo - Isole Eolie
• in treno fermata stazione ferroviaria di Milazzo
• in nave da Palermo, Cefalù, Napoli
• gli aeroporti più vicini sono quelli di Catania e di Reggio Calabria


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Quello sperone di terra che si protende dalla costa settentrionale siciliana verso le Eolie, ospita Milazzo. Che non è una città, ma tre. Non stupitevi giacché la struttura urbanistica è quella di una sorta di gioco di un architetto bizzarro. Nella parte alta si trova la "città murata" ed è l'area più remota. Alle pendici del colle c'è il "borgo antico" di chiara impronta medievale, mentre in basso, lungo la fascia del porto, sorge la "città moderna". Per modo di dire. Infatti la sua formazione risale al Cinquecento. Naturalmente tutta questa abbondanza stinse addosso agli abitanti che, per far fede alla trinità della loro cittadina, sono indecisi se chiamarsi Milazzesi oppure Miliàti. Dilemma ancora irrisolto.

Anche se vigneti, agrumeti, ortofrutticoltura e floricoltura sono le principali fonti di reddito, i milazzesi restano pur sempre legati al mare. Marinai e pescatori continuano a onorare le grandi tradizioni della gente di mare.
La Marina Militare italiana celebra ogni anno la sua festa il 10 di giugno in onore di uno di loro. Infatti, il 10 giugno del 1918, nelle acque di Premuda in Adriatico, un naviglio italiano comandato dal milazzese Luigi Rizzo affondò la corazzata austriaca Santo Stefano. La mirabile impresa fruttò al marinaio siciliano una seconda Medaglia d'Oro. La prima l'aveva meritata, nel 1917, per aver affondato, all'interno del porto di Trieste, la corazzata austriaca Wien.

Cominciamo dalla "città murata" che è circondata, in effetti, da possenti mura che risalgono al XVI secolo. Lì si trova il cinquecentesco Castello, esemplare unico dell'arte fortificatoria in Sicilia, con un bel portale gotico, un prezioso scrigno in cui ci sono i resti del Palazzo dei Giurati e il Duomo ritenuto uno dei monumenti più significativi del Manierismo italiano. Antico, elegante edificio che presenta analogie con le chiese Bizantine a croce greca progettate da Camillo Camilliani discepolo di Michelangelo.

Il "borgo antico" si distingue, invece, per la gran quantità di chiese che sembrano buttate lì, quasi accatastate, per mancanza di spazi. Da non perdere quella settecentesca della Badia San Benedettina del S.S. Salvatore con i suoi splendidi affreschi, la chiesa Domenicana di Nostra Signora del Rosario, risalente al 1538 che fu sede del Santo Uffizio e del Tribunale dell'Inquisizione con i resti dell'antico convento, e poi chiesa e convento di San Francesco di Paola con un'elegante facciata e una scenografica scalinata.

Da Capo Milazzo si gode un panorama assolutamente unico: l'occhio spazia dalle Eolie fino all'Etna. Il mantello bianco del vulcano fa capolino con i suoi 3325 metri scavalcando il baluardo della catena dei Nebrodi. Uno spettacolo difficile da dimenticare. Gioia dei fotografi del mondo intero. Nei pressi di quel Capo vi mostreranno, non senza un pizzico di orgoglio, la grotta che ospitò Sant'Antonio da Padova, il santo portoghese che, nel 1220, si dirigeva verso Padova. Le tranquille acque, solcate oggi dagli aliscafi che sfrecciano verso le Eolie, furono, nel 260 a.C. il teatro della famosa battaglia navale che vide il trionfo delle navi romane su quelle cartaginesi. In quella occasione il console romano Caio Duilio fece installare sulle trireme i rostri, in pratica un ponticello che agganciando le navi nemiche trasformava una battaglia navale in uno scontro terrestre. In tal modo anche i contadini potevano battersi sopra una nave. Due secoli dopo la flotta di Pompeo fu annientata dall'armata navale di Ottoviano, che concesse alla città il riconoscimento civico con l'aquila. Milazzo passò alla nostra storia patria anche per le imprese dei Mille. Infatti con la battaglia di Milazzo contro l'esercito borbonico s'aprirono la strada verso Napoli, capitale del Regno dei Borbone. Nella battaglia del 20 luglio 1860, per la conquista del cinquecentesco Castello, il generale Garibaldi corse serio pericolo di vita. Stava, infatti, per essere travolto da un'improvvisa carica di cavalleria quando gli si parò davanti il conte Vincenzo Statella di Ispica che gli fece scudo con il suo corpo portandolo in salvo.
Ma ci sono ancora la chiesa di Santa Maria Maggiore, nel cuore del rione marinaro di "Vaccarella" e il convento dei Padri Cappuccini. Solo per citare le più interessanti. L'ottocentesco Palazzo Comunale si trova inaspettatamente nella "città moderna", nei pressi del Duomo Nuovo costruito tra il 1937 e il 1952: di mezzo ci si mise l'ultima guerra. Anche se della zona moderna si tratta, qui è ospitata la quattrocentesca chiesa di San Giacomo (più volte ristrutturata). Il Santo è raffigurato in un grande affresco sul soffitto, opera di Scipio Manni. Malgrado la suddivisione urbanistica, va ricordato che queste terre furono abitate dai tempi più remoti: ne fanno fede i reperti del neolitico che raccontano la sua storia. Milazzo fu posto di estrema importanza strategica perché si potevano controllare i traffici marittimi verso le Eolie e quelli dei collegamenti via mare tra Messina e Palermo. I romani la battezzarono Mylae, mentre gli arabi optarono per Milàs, che in entrambi i casi, fu l'antico nome del Capo.
I milazzesi sono soprannominati "sangu di tunnu", cioè sangue di tonno per l'abbondante pesca di tonni che si fece per secoli nelle tonnare calate nelle sue acque. Ed essendo considerata quella "carne dei poveri" costituì l'alimentazione di tutti coloro che andavano per mare. E che non navigarono certo nell'oro. Ancora oggi ringraziano i loro santi protettori. San Francesco di Paola, patrono della gente di mare, Sant'Antonio da Padova che fu loro ospite e, finalmente, Santo Stefano, loro patrono.
Con grandi scorpacciate di pesce, naturalmente.


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